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Psicologa Psicoterapeuta Adoloscenti

COS’È L’ADOLESCENZA?

 

L’adolescenza rappresenta il passaggio dall’infanzia all’età adulta e si colloca all’incirca dai 12 ai 19 anni; il termine deriva dal latino e significa “crescere”. Si tratta di un passaggio delicato, durante il quale si assiste a straordinari cambiamenti nel corpo, nel pensiero, nel comportamento e nelle relazioni, si scopre la sessualità e soprattutto si definisce la propria personalità. Questa fase ha un ruolo ben preciso nell’evoluzione umana, infatti nelle altre specie animali non risulta una periodo di transizione simile tra il cucciolo e l’adulto.
Durante l’infanzia il bambino apprende abilità complesse come ad esempio comunicare parlando e ascoltando, camminare, muoversi e agire nel mondo, relazionarsi con gli altri. L’evoluzione naturale ha fatto in modo di mantenerci piccoli e bisognosi di cure il più a lungo possibile permettendo alla persona in via di sviluppo di mantenere vivo l’istinto di accudimento dei genitori nei suoi confronti e il proprio senso di attaccamento alla loro figura.
Gli adolescenti invece si differenziano spesso per il loro atteggiamento lunatico, la pigrizia, la propensione a mettere in atto comportamenti rischiosi, a “sgarrare” o a dipendere dal gruppo dei pari, stimolando frequenti reazioni di difficoltà nelle figure di riferimento.
Vediamo assieme i principali aspetti di sviluppo neurologico, fisico, cognitivo ed emotivo tipici di questa età.

 

 

SVILUPPO NEUROLOGICO

 

Alla base di alcuni comportamenti caratteristici dell’adolescenza (aggressività, passività, svogliatezza, trasgressioni) esistono precise ragioni che oggi le neuroscienze ci aiutano a comprendere. Infatti, fino a circa 15 anni fa, si pensava che la maggior parte della crescita del nostro cervello avvenisse nell’infanzia. Ora, grazie alla diffusione di avanzati sistemi di scanning, come la risonanza magnetica funzionale, sappiamo invece che il cervello continua a crescere per tutta l’adolescenza e durante i primi 20/30 anni della nostra vita. I neuroscienziati affermano che all’origine dei comportamenti sociali strampalati o in apparenza inadeguati tipici di questa età esistono precise basi neurologiche: ad esempio alcune regioni cerebrali, come la corteccia prefrontale, responsabile dell’inibizione di atteggiamenti inappropriati, devono ancora svilupparsi completamente e altre, come il sistema limbico, centro delle sensazioni di piacere o ricompensa, appaiono a questa età particolarmente sensibili ed eccitabili. La scienza ci aiuta perciò a non stigmatizzare gli adolescenti, ma anzi investire sul loro cervello, che in questa fase è particolarmente recettivo, cooperando alla loro formazione e al loro accrescimento sociale ed etico.

 

 

SVILUPPO FISICO E ORMONALE

 

Parlando di sviluppo fisico e ormonale, sappiamo che per pubertà si intende il periodo di cambiamenti attraverso i quali il corpo di un bambino diventa un corpo adulto in grado di riprodursi. Spesso sentiamo parlare di “tempesta ormonale”, ma di cosa si tratta effettivamente? Si assiste all’attivazione di ormoni (in particolare estrogeni e progesterone) che provocano un’accelerazione sia della crescita fisica (scheletro e muscolatura) che dello sviluppo dei caratteri sessuali diversificati tra i generi maschile e femminile.
Gli ormoni vanno a stimolare anche le aree emotive del cervello. Ecco che i primi innamoramenti possono risultare addirittura traumatici vista l’intensità emozionale e il fatto che non se ne ha un’esperienza precedente. Il testosterone influisce anche sull’amigdala, il centro cerebrale che genera sentimenti di angoscia e di paura: questo fatto sembra alla base della maggiore aggressività dei maschi adolescenti. Gli estrogeni, invece, più abbondanti nelle femmine, stimolano l’ippocampo, preposto alla memoria, e ciò renderebbe le ragazze più “sagge” e predisposte alla comprensione delle relazioni.

 

 

SVILUPPO COGNITIVO

 

Anche il pensiero si trasforma, e dalla cognizione operatoria- concreta del bambino, ancorata agli schemi della realtà, si passa a quella ipotetica- deduttiva, che consente di concepire il possibile come ciò che non è contraddittorio. Il mondo fantastico dell’adolescente è perciò costituito da ipotesi sociali, etiche e politiche, collegate a un tipo di egocentrismo tipico di questa età, che consente anche la maturazione di sentimenti di socialità e di ideali di solidarietà con i coetanei: il gruppo diventa un punto di riferimento.

 

 

SVILUPPO EMOTIVO E CRISI ADOLESCENZIALE

 

Alla luce di tutti questi cambiamenti appare chiaro come l’adolescente si trovi tra due polarità: la dipendenza e l’autonomia. Spesso le richieste e i comportamenti risultano ambivalenti perché esiste il desiderio di essere allo stesso momento protetto e indipendente. Si tratta di una fase di separazione- individuazione in cui ciò che sembra preso di mira è l’insieme degli oggetti d’amore tipici dell’infanzia, da cui si allontana e avvicina a livello psicologico, così come da bambino faceva fisicamente. Il disinvestimento affettivo riguarda sia elementi esterni, come i genitori, ma anche elementi interni come il proprio Sé infantile, in un processo che confina con la perdita e il lutto.

 

 

CON UN ADOLESCENTE LA FAMIGLIA DIVENTA ADOLESCENTE

 

Questi aspetti possono generare conflitti anche nei genitori, che spesso non sanno più come comportarsi e si rendono conto che le modalità già utilizzate non sono più funzionali.
Per questo solitamente l’adolescenza di un membro della famiglia diventa un’impresa evolutiva globale e congiunta di tutti i componenti!
Spesso i genitori sono stati educati attraverso il senso di colpa e paura e il senso del dovere. Le nuove generazioni, invece, sentono di più ferite narcisistiche e vivono nell’angoscia di essere inadeguati e poco importanti.
C’è bisogno, allora, di figure genitoriali capaci di tollerare la frustrazione, l’attacco, la squalifica e un certo grado di separazione: per l’adolescente si tratta di costruire la propria autonomia; per i genitori si tratta, invece, di accettare la diversità e l’unicità del figlio, senza lasciarlo emotivamente solo.
Notiamo che nel giro di pochi anni si sovrappongono cambiamenti morfologici (corpo), cognitivi (pensiero adulto), sessuali (impulsi), sociali (investimento sul gruppo dei pari e nuovi interessi sociali): questo va a spiegare, almeno in parte, perché in questa delicata fase di crescita i giovani possono apparire più vulnerabili, trasgressivi e scontrosi.

 

 

ADOLESCENZA E SOFFERENZA

 

Spesso i genitori si chiedono “Ma è normale comportarsi in questo modo?”.
Alcuni atteggiamenti e comportamenti adolescenziali provocano negli adulti un senso di disorientamento e di impotenza, e una preoccupazione dovuta al fatto che molte volte le crisi adolescenziali si differenziano da quelle patologiche soltanto per l’intensità con cui si esprimono. Infatti, se per alcuni ragazzi e ragazze l’impulsività, la conflittualità, l’apatia, il rancore fanno parte di un percorso di crescita che ha un esito positivo, per altri adolescenti la situazione si cronicizza e diventa un blocco evolutivo.
Per gli adulti di riferimento, un discrimine può essere il fatto che l’adolescente riesca a portare avanti i propri compiti di sviluppo, ad esempio frequentare la scuola, studiare, avere degli amici, coltivare interessi o passioni, seguire uno sport, e soprattutto conservare un rapporto con la famiglia pur salvaguardando l’area privata.
Purtroppo in adolescenza possono emergere sintomi di carattere ansioso-depressivo e somatoforme, manifestazioni nella dimensione comportamentale e disturbi psicotici a esordio precoce. Per quanto riguarda la prima area, alcuni segnali di disagio possono essere le somatizzazioni, i pensieri ossessivi, i disturbi d’ansia. Invece, le manifestazioni comportamentali possono includere forte impulsività, autolesionismo, disinteresse negli studi e disinvestimento nelle passioni precedenti, isolamento sociale, abuso di sostanze, disturbi alimentari.
La mancanza di piacere nello svolgere le attività che normalmente erano piacevoli (anedonia), l’apatia, il ritiro dalle relazioni sociali , la mancanza di progettualità possono essere indicatori di depressione in adolescenza. L’emergere di queste problematiche richiede un intervento da parte degli adulti di riferimento.

 

 

CONSULENZA E PSICOTERAPIA PER ADOLESCENTI

 

Capita spesso che gli adulti desiderino richiedere l’aiuto di uno specialista, ma che l’adolescente sia ritroso, o rifiuti esplicitamente di accedere alla consultazione psicologica. Ciò è comprensibile, dal momento che uno dei compiti evolutivi dell’adolescente è quello di costruirsi una propria identità, e questo lo può rendere oppositivo verso gli adulti. Tuttavia, è spesso l’adolescente a rendersi conto di aver bisogno di sostegno e a chiedere aiuto tramite i genitori. In ogni caso, è fondamentale che i genitori conservino il dialogo con i propri figli con un atteggiamento di ascolto e di disponibilità, che non contraddice le funzioni regolatrici e normative del mondo adulto, ma anzi le esalta. Il dialogo con l’adolescente è considerato un fattore altamente protettivo, in particolare nei casi di maggiore sofferenza del minore.

 

 

LA CONSULENZA IN PRATICA

 

Solitamente nella presa in carico di un adolescente coinvolgo i genitori e la loro partecipazione si rivela fondamentale nel percorso terapeutico del figlio. Sono essi che possono ricostruire da un punto di vista adulto la storia clinica del figlio e soprattutto quella del nucleo e della rete familiare, che tanta importanza hanno nelle nostre vite.
Nel caso in cui l’adolescente non desideri presentarsi in seduta, i genitori possono effettuare alcuni colloqui e questo porta solitamente a motivare la persona in età evolutiva e a fidarsi di più.
In altri casi il lavoro viene svolto interamente dai genitori: lavoro aiutando i genitori ad aiutare i figli.

 

PRINCIPALI AREE DI INTERVENTO IN ADOLESCENZA

 

• Disturbi oppositivo-provocatori
• Disturbi della condotta e dell’attaccamento
• Alterazioni del tono dell’umore, depressioni
• Sindromi ansioso-fobiche (fobia sociale, agorafobia, disturbi d’ansia e attacchi di panico)
• Disturbi ossessivo-compulsivi
• Disturbi del comportamento alimentare
• Traumi emotivi e disturbo post traumatico da stress
• Sintomi psicosomatici (stati di malesseri fisici di cui è stata verificata l’assenza di una causa organica)

 

PRINCIPALI PROBLEMATICHE TRATTATE IN ADOLESCENZA

 

• tensioni e conflitti con i genitori
• angosce e paure
• ansia e attacchi di panico
• sofferenze in campo amoroso
• difficoltà nel rapporto con il proprio corpo e con la sessualità
• sintomi depressivi e isolamento
• difficoltà nelle relazioni
• tristezza e disperazione
• irritabilità, ostilità, crisi d’ira
• difficoltà scolastiche, demotivazione e scarso rendimento
• disagio rispetto al proprio corpo (dismorfofobia)
• crisi rispetto alla propria identità
• pensieri e gesti autodistruttivi
• bullismo
• cutting
• disturbi da “tic nervoso”.

 

Nell’adolescente tutto cambia, dal pensiero al corpo, in un mondo sempre più complesso. Intervenire sui primi segnali di stress o di disagio è importante per la prevenzione e la promozione della salute e permette di ridurre la conflittualità familiare.

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Dottoressa Luisa Morassi
Psicologa Psicoterapeuta PhD

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